La casa e la sua storia - Agriturismo Mater Terra

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La casa e la sua storia


Una per volta, pietra su pietra, così è nata questa casa. Nessun ingegnere, nessun architetto, solo braccia robuste e l’ingegno di un sognatore: Antonio Viscusi, nato il 10 marzo 1875 a Laiano, nel comune di Sant’Agata de’ Goti.


Nel 1909 Antonio decise di partire per l’America in cerca di fortuna. Non era la prima volta: c’era già stato dal 1903 al 1904. Il secondo viaggio, come il primo, durò quasi un mese di navigazione. Da Ellis Island, dove fu registrato, sbarcò a New York. Qui, dopo molte traversie, riuscì a trovare un lavoro, prima come manovale e poi come caposquadra presso una ditta che costruiva ferrovie.


Nel 1912 fece ritorno a Laiano, dove aveva un figlio, Filippo. Antonio lo aveva lasciato alla moglie, Maria Antonia, quando non aveva ancora due anni. Il figlio stava diventando un ricordo troppo lontano nel suo cuore di padre quando la moglie gli inviò una foto: ritraeva lei e il bambino, che a cinque anni sembrava già grande. Madre e figlio, soli. Lui portò quell'immagine dal fotografo e si fece includere nella famiglia. Ricompose lontananze, aspirazioni, ambizioni, rimpianti. Decise di tornare a essere uno dei quasi seicento abitanti di Laiano, di realizzare i suoi sogni nella sua terra. 


Passò molto tempo prima che il figlio riuscisse a  chiamarlo papà. Antonio fece mille mestieri: il carbonaio, il contadino, coltivò il grano e si prese cura degli ulivi. Lavorò anche presso le “carcare”, le fornaci dove, dalla pietra calcarea, si produceva la calce. Possedeva qualche appezzamento di terreno. Ed era riuscito a comprare qualche campo anche grazie ai risparmi portati dall’America. Pensò di costruire una casa solida, persino moderna, persino con acqua corrente. Avrebbe voluto usare il tufo per costruirla, facile da maneggiare e abbondante nella valle sottostante, ma non c’erano strade e a trasportarlo con l’asina attraverso le mulattiere ci avrebbe impiegato una vita, così decise di aprire una cava e di utilizzare la pietra. Alle “Coppetelle”, due piccole colline, una vicina all’altra, che assomigliano tanto al seno di una giovane donna distesa supina, Antonio trovò le pietre. Da quel simbolico seno prese la linfa per realizzare i suoi desideri.


Era il 1915. Gettò la prima pietra il figlio Filippo, che aveva otto anni. Pietra su pietra, ognuna scovata e scavata, scalpellata e trasportata, incastonata a un’altra e a un’altra ancora, la casa cominciò a prendere forma. Piano piano, la stalla e il futuro, il domani e il riparo presero anima e corpo. Piano piano arrivò tutto il resto: la cisterna, la cantina, il piano superiore, il bagno piccolo piccolo, ma gran segno di modernità in quegli anni. Di pietra in pietra, di anno in anno, i lavori finirono nel 1948.


Filippo, diventato grande, con talento e fantasia aveva scolpito pietre e progetti accanto al padre. Correva l’anno 1938 ed era agosto quando Antonio, Maria Antonia, Filippo, con la moglie Alfonsina e le loro bambine, Antonia, quasi cinque anni, e Maria, di due, si trasferirono in questa casa. Lasciarono i Fumarielli, antico quartiere di Laiano al confine col bosco che s’inerpica verso il Monte Taburno, e piantarono intorno a questo casale tanti noccioli. 


Per anni, questa è stata la “Casa delle nocelle”. Nel 2015 diventa “MATER TERRA”.

 
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